16 Feb Giulia Mind per Givenchy a Milano
Tarocchi nella boutique di Givenchy
Giulia Mind ha intrattenuto il pubblico in atelier avendo l’onore di prendere parte all’evento Givenchy per la presentazione della collezione primavere/estate 2018. L’evento si è svolto nella boutique in via Sant’Andrea a Milano.
Givenchy è una certezza nel campo dell’alta moda infatti produce capi di abbigliamento, accessori, profumi e cosmetici che puntano tutto sull’innovazione e sull’originalità.
Negli anni Cinquanta e Sessanta Givenchy ha dato l’idea di eleganza e vestì donne come la regina Elisabetta II, Jacqueline Kennedy e Audrey Hepburn. Se pensiamo al famoso tubino che l’attrice indossa in Colazione da Tiffany, uno degli abiti più iconici del Novecento è proprio Givenchy.
Con piacere ho intrattenuto le affezionate clienti della boutique con i miei metodi di divinazione.
La casa di moda francese è stata fondata nel 1952 da Hubert de Givenchy e diretta da lui stesso per oltre quarant’anni. Si ritirò dall’attività nel 1995 lasciando il proprio posto a John Galliano, che però fu sostituito dopo breve tempo da Alexander McQueen.
Nel 2001 il progettista Julien MacDonald è stato nominato Direttore Artistico per la linea donna, mentre nel 2003 Ozwald Boateng è stato nominato il progettista per la linea uomini.
Nell’anno 2005 lo stilista italiano Riccardo Tisci diventa direttore creativo della maison nella realizzazione delle collezioni haute couture e pret-à-porter.
Nel 2017 gli subentra nella posizione di direttore creativo Clare Waight Keller.
Giulia mind ha intrattenuto con classe ed eleganza le clienti abituali del marchio.La cartomanzia è un metodo di divinazione effettuato tramite la consultazione di un mazzo di carte.
I tarocchi rotondi Motherpeace sono uno strumento usato dalle donne di tutto il mondo.
Hanno preso forma nel 1978 dalle mani di Vicki Noble e Karen Vogel, artiste americane che li hanno concepiti come immagini femminili positive da contrapporre agli stereotipi prevalenti sulle donne.
Da trent’anni Vicki Noble insegna la lettura di Motherpeace come immagine condivisa del “linguaggio della Dea” citando le parole dell’archeologa Marija Gimbutas.